martedì 23 dicembre 2014

Ironman Nice 2014 - Seconda puntata

Fortunatamente tutto il correre fatto in zona cambio ci ha letteralmente sbattuto sulla spiaggia senza
nemmeno darci il tempo di ragionare su quello che stavamo per fare, due parole di incoraggiamento e due scambi di battute tanto per farci un in bocca al lupo e decidere dove schierarci.
Presi un po’ dalla paura di strafare abbiamo optato per la griglia dell’ora e dieci minuti...mai scelta fu più sbagliata.



Appena infilati nella griglia abbiamo sentito lo start per i pro, poco più di una cinquantina di partenti già in acqua e già ingarellati come dei tori tra le strade di Pamplona...un minuto, due minuti, tre minuti, quattro minuti, cinque minuti.....peeeeeeeeee eccoci al via cazzooooo aiutooooooo
i primi metri in acqua sono un delirio, come provo a mettere la faccia sotto l’acqua mi prendo un calcio in bocca e uno al petto, non ho nemmeno il tempo di alzare le gambe che dietro di me ho due braccia che mi martellano polpacci e cosce, tra me e me penso “stai tranquillo che tanto sarà solo questione di metri” e intanto i metri passavano, le botte aumentavano, l’adrenalina aumentava, la paura aumentava, il cuore saliva alle stelle...follia, ho iniziato a pensare di tutto, con il terrore e la nebbia negli occhi continuavo a ripetermi di non mollare e di non azzardarmi a fermarmi un cm per non essere travolto ma le braccia erano già due pietre e il cuore non accennava a diminuire...panico...senza una via d’uscita sarei rimasto lì.
La decisione è stata rapida, scavalca quello al tuo fianco e cerca di spostarti a lato!
Una bracciata, due e gli passo sopra come al rodeo, cavalcioni sulla sua schiena per poi scivolare alla sua destra. Pensavo di dovermi ancora esibire in qualche altra monta ma grazie a dio appena scavalcato lui mi sono trovato in un piccolo corridoietto lasciato libero in prossimità delle boe...la mia luce lungo il cammino!



Per la prima volta sono riuscito a mettere la testa sotto l’acqua, allungando la bracciata ho ripreso un po’ di fiato e soprattutto di sicurezza, sciolto i muscoli e allentato fatica e tensione.
Con il mare piatto come una tavola è stato uno spettacolo nuotare contornati dall’alba che rischiarava il cielo.
Alla fine del secondo giro ero quasi dispiaciuto di dover uscire ma sapevo che mi aspettava la parte più “divertente” quindi avevo soprattutto voglia di appoggiare il culo sulla mia fidata “Bestia Meccanica del Ciotti” (BMC). 

Transizione veloce, allungata solo dagli infiniti metri da percorrere tra l’uscita dell’acqua e l’uscita della transition zone. Sto bene, la testa è lucida, non avverto minimamente la stanchezza alle braccia e ho solo voglia di salutare per la prima volta la mia princi...la cerco uscendo dall’acqua, non la vedo, la cerco entrando in transition, non la vedo, la cerco uscendo dalla t1, non la vedo...ormai sono rassegnato, mi metto comodo e mi allungo sulle prolunghe, faccio per abbassare la testa e....”vaaaaaaaiiiii priiii” vengo praticamente svegliato da un urlo soprano che mi fa saltare sulla sella e girare di scatto...sono tutti lì, la Giò che salta come una cavalletta per farsi vedere, la Silvia che aspetta Bisco trepidante, Marco, Alessia, Lory e Debby...cazzo che figata sapere che sono lì per tifarmi.


Giù la testa, ora si fa sul serio. Non voglio strafare ma sul piattone in posizione pur risparmiando la gamba si viaggia a 38 non meno. Ovviamente questo mi fa pensare di essere veloce ma bastano 200m per riportarmi alla realtà, in lontananza sento un sibilo e penso sia un Cessna in fase di decollo ma proprio mentre mi rendo conto che non si tratta di un aereo, una decina di missile terra-terra mi sfrecciano a fianco alla velocità del suono. Bici da crono, caschi da crono, body da crono, borracce da crono, occhiali da crono, inizio a pensare che abbiano anche la fidanzata da crono per quanto mi passano veloci!
Vabbè poco importa, io devo pensare al mio, i km sono tanti e le salite mi daranno ragione!
Dopo pochi km decido di calarmi il primo gellino, mangio mezza barretta e continuo a spingere un rapporto regolare che mi permette di non andare mai in affanno, sto bene e l’unico timore è quello di esagerare.
Poco prima del primo strappo (quella famigerata rampa da garage che ancora ho incorniciata negli occhi dai racconti del Guzzo) decido di calarmi anche il secondo gel pensando di accumulare un po’ di zuccheri per le prime salite e il piattone vallonato subito successivo.
Appena la strada svolta a sinistra BAM rampetta e rapportino, si sale agile e come uno stambecco che si arrampica sulle rive della montagna scavalco i missili terra-terra e mi porto avanti.
Ora non so se per la fatica o se davvero l’ho visto ma, a lato della strada poco prima di scollinare vedo seduto su un muretto a fare il tifo uno dei miei miti, pluri-vincitore proprio di Nizza oltre che di Embrun, il mitico Marcel Zamora, incrociamo lo sguardo e quasi ho un mancamento che mi fa fare gli ultimi 5 metri di salita come un drago!
Sono carico come un mulo e decido che oggi è la mia gara. Inizia il piattone e mi metto comodo sulle
prolunghe, butto giù il cambio e inizio a spingere. Inizio a spingere, ecco, spingere, ma forse non troppo, ad ogni pedalata uno strano fastidio comincia a crescere, sento lo stomaco che pian piano inizia ad accartocciarsi su se stesso, non riesco a prendere una posizione che mi dia sollievo e la testa inizia a vagare alla disperata. 


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